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Fiera della Croce

Fin dalle sue origini questo importante raduno commerciale si è tenuto sempre sulle colline circostanti l’attuale cappella di S. Maria da cui prese il nome in tempi remoti. Le testimonianze certe della “fiera di S.Maria della Croce” sono della metà del secolo XV; molti documenti della cancelleria aragonese attestano l’importanza che aveva assunto al tempo la “fiera” specie per il commercio della seta. Di certo le origini della “fiera” sono più antiche e la sua nascita come “nundine” mercato fu dovuta proprio all’importanza che aveva assunto il cenobio di S. Maria per la presenza al suo interno di una reliquia della Croce di Cristo. Per questo il cenobio era meta di pellegrinaggi che avevano il culmine l’8 di settembre quando si celebrava la festività della vergine Maria.
Una notizia riportata nei suoi appunti dallo storico di Stio P. Barbato ci dice che la fiera era già in vita nel 1228 “… come in un manoscritto della baronia di Campora, e riguardo taluni diritti che quel barone vantava verso la Fiera di S. Maria della Croce …“.
Taluni hanno visto la nascita del primo mercato attorno al cenobio benedettino del XII secolo che poi si è trasformato in “fiera” di interesse nazionale solo in epoca aragonese quando le fiere erano uno degli elementi base dell’economia meridionale.

 

L’ubicazione di una fiera era dovuta a vari fattori e tra essi importanti erano: la vicinanza ad un importante asse viario e la presenza di un centro di interesse regionale; entrambi questi due elementi sono presenti per la nostra fiera. Poco lontano era la via “cilentana” che collegava il Vallo di Diano con il Cilento costiero, la stessa via che in epoche molto più antiche fu la via di collegamento tra le valli del Calore e dell’Alento già in epoca Lucana; ed era ancora essenziale la presenza del cenobio di S. Maria della Croce noto in tutto il Cilento.
Entrambi i due elementi contribuirono alla nascita dei primi mercati trasformatisi nel tempo in “fiera“. (…) Nel 1500 si ha una trasformazione della fiera che perde l’importanza assunta a metà del 1400 e da internazionale diventa regionale. Il commercio della seta si è trasferito in altre zone del regno e nella Fiera di S. Maria resta un commercio residuo della seta che ancora trattano i mercanti Cilentani. I prodotti scambiati in Fiera sono quelli dell’economia della regione propri del mondo agricolo e pastorale, sono trattate in prevalenza granaglie e animali come prodotti regionali e stoffe provenienti da Cava e Salerno. La “fiera della Croce” nel 1500 e 1600 è la più nota dell’intero Cilento e ad essa convengono tutte le Università della ex baronia di Novi e delle baronie circostanti. E’ il luogo di ritrovo per gli operatori di commercio, ma anche l’occasione di incontri, di scambi culturali e per redigere contratti notarili di varia natura. (…) Allora, la fiera si teneva dal 5 all’8 di settembre, giorno di festività nella cappella di S. Maria dove veniva ancora celebrata messa con concorso di fedeli, e vedeva un notevole afflusso di mercanti da tutto il Cilento malgrado i disagi per la mancanza di vie e la presenza dei briganti che rendevano ancora più arduo raggiungere la “fiera”.
Tra tutte le fiere che si tenevano nel Cilento la “fiera di S. Maria della Croce” era quella col più elevato numero di affari trattati (nel 1810 furono fatti scambi per ben 12.750 ducati). Tra i beni trattati prevalevano gli animali a conferma del peso che aveva la pastorizia nell’economia cilentana dell’800; notevole peso aveva anche il commercio di suole e pellami prodotte dalla fiorente industria conciaria di Vallo e Novi e che aveva fatto nascere anche a Stio tre battendiere nel vallone dell’Ongito. Dopo il decennio francese, col ritorno dei Borboni riprendono le pretese da parte del Comune di Gioi sui diritti di Fiera che vedranno impegnato il decurionato di Stio nei primi decenni dell’800; ancora una volta ogni pretesa fu respinta dall’accorto decurionato di Stio che era unico proprietario dei diritti di “fiera” dal 1806. Nella ultima parte del 1800 la fiera subisce un calo d’importanza a motivo della crisi economica del Regno e perde l’antico carattere trasformandosi in un grosso mercato anche se conserva ancora il nome di “fiera”. Ai primi del 1900 la “fiera” si tiene nei primi tre giorni di settembre, e dal 1914 solo i primi due giorni; così è tuttora oggi con afflusso massimo l’l di settembre e calo nel giorno successivo.